COSE'?


Il canyoning (o torrentismo) consiste nella discesa a piedi di corsi d'acqua che scorrono all'interno di strette gole profondamente scavate nella roccia e caratterizzati da portata ridotta (in genere inferiore ai 200 litri al secondo) e forte pendenza. Proprio per queste caratteristiche le rive dei torrenti adatti alla pratica del canyoning risultano inaccessibili, una volta intrapresa la discesa non è assolutamente possibile ritornare indietro, ma solo proseguire fino all'uscita.
Il termine normalmente utilizzato dai praticanti per indicare tutto questo è "forra".
Gli ostacoli all'interno di una forra sono rappresentati principalmente dalle cascate, che vengono superate con l'ausilio di corde o, dove possibile, effettuando tuffi, scivolate o passaggi di arrampicata in discesa. Spesso alla base delle cascate sono presenti profondi laghetti. In tale caso, dopo la discesa su corda, con una breve nuotata si raggiunge la riva.
Qualora si usino le corde è necessario che sia presente un sistema di ancoraggio (cioe' qualcosa a cui assicurare la corda di calata) predisposto utilizzando tasselli ad espansione o fissati mediante resine speciali. Le corde vengono recuperate al termine di una calata e riutilizzate per le calate successive (e questo è il secondo motivo per cui è impossibile ritornare indietro).
I percorsi hanno mediamente una durata variabile fra le 2 e le 8 ore, ma sono presenti anche percorsi piu' lunghi che richiedono bivacchi notturni. Normalmente una marcia di avvicinamento in salita precede la discesa vera e propria.
Il canyoning non è uno sport individuale, ma di gruppo. La quantità di materiale necessario alla discesa e questioni di sicurezza consigliano di evitare la formazione di gruppi inferiori a 4 persone.

Tratto da http://www.canyoning.it


Wikipedia dice:



Il torrentismo (o canyoning) consiste nella discesa di strette gole (o canyon o forre) percorse da piccoli corsi d'acqua. A differenza di altri sport acquatici con cui spesso viene confuso (raftingkayakhydrospeed, o canoismo a causa del nome inglese "canoeing") si percorre il torrente a piedi, senza l'ausilio digommone o canoa.
L'ambiente in cui si svolge, comunemente detto forra, è per sua stessa natura inospitale. Un percorso di torrentismo si svolge all'interno di gole profondamente scavate nella roccia, caratterizzate in genere da forte pendenza. Gli ostacoli sono quindi costituiti da cascate, salti di roccia, scivoli, corridoi allagati, laghetti. È quindi impossibile la progressione a ritroso. L'uscita dal canyon avviene solo al suo termine o in corrispondenza di scappatoie, se presenti.
Lo sport si svolge in gruppo, composto in genere dai 4 agli 8 torrentisti. Il torrentismo non è necessariamente uno sport estremo. Come per altri sport esistono percorsi di varia difficoltà, dai più semplici canyon d'iniziazione ai percorsi estremi invernali. Con la giusta preparazione tecnica, una discreta preparazione atletica e un po' d'esperienza, si può godere in tutta sicurezza della bellezza di luoghi incontaminati e del piacere di uno sport praticato all'aria aperta.

LA STORIA

Nascita e diffusione del torrentismo 

Il primo uomo che approcciò questi ambienti con mentalità “torrentistica” fu il grande speleologo francese Édouard-Alfred Martel che, negli anni a cavallo fra XIX e XX secolo, compì alcune imprese straordinarie quali la traversata della grotta di Bramabiau nella Tarn o la discesa del canyon del Verdon, allora non regolato dalla presenza delle dighe che attualmente ne limitano la portata. Un altro grande esploratore coevo di Martel fu Lucien Briet, che concentrò la sua attività soprattutto sui due versanti dei Pirenei. Talvolta queste esplorazioni si effettuavano mediante l’organizzazione di spedizioni pesanti, dovendo trasportare scale, barche, vettovaglie. Una seconda generazione di speleologi francesi cominciò ad avventurarsi nelle strette forre pirenaiche e spagnole negli anni ‘30 del secolo scorso, con uno spirito più moderno. Al 1958 risale la prima discesa del Clue de Riolan, nella valle dell'Esteron. Fu comunque negli anni ‘60 e nei primi anni ’70 che, sempre ad opera di speleologi francesi, cominciò una sistematica esporazione dei canyon dei Pirenei e della Provenza, le due vere culle del nostro sport. Nei primi anni '80 furono scese con tecniche moderne alcuni percorsi che ancora oggi sono molto frequentati: nel 1981 il Clue d'Amen nella valle del Var, nel 1984 il Vallon della Bendola (curiosamente, da parte di 4 italiani: Elvio, R. Jarre, Giordano e Ghibaudo) nella parte francese della valle Roia.

Italia 

In Italia le poche forre esplorate negli stessi anni erano in realtà frequentate dagli speleologi, non tanto in ottica sportiva ma come possibili accessi a grotte, e da rocciatori, a scopo di ricerca per compagnie idroelettriche. Per esempio si ha notizia di una discesa “inconsapevolmente torrentistica” della Forra del Vinadia da parte dell'alpinista Ignazio Piussi, nel 1958. Nella seconda metà degli anni ’80 le esplorazioni dei percorsi torrentistici diventano sistematiche e finalizzate alla percorrenza sportiva delle forre. Gli esploratori sono in genere appartenenti ai diversi gruppi speleologici sparsi sul territorio nazionale, ognuno concentrato sulle forre del proprio territorio. Frutto di questo periodo di esplorazioni fu la prima topoguida italiana, “Profonde Gole”, che raccolse la documentazione relativa a questa importantissima fase esplorativa, svolta in maniera “distribuita” ad opera dei pionieri del moderno torrentismo italiano.
Negli anni '90 il torrentismo comincia a diffondersi a macchia d'olio negli ambienti speleologici del Club Alpino Italiano, della Società Speleologica Italiana e della Lega Montagna UISP, mentre nel 1998 nasce l'Associazione Italiana Canyoning (AIC) che raccoglie praticanti provenienti anche da altri contesti sportivi (alpinisti, canoisti, ecc). I praticanti crescono soprattutto grazie alla facilità di accesso alle informazioni, favorita dalla diffusione di Internet e dall'attività di accompagnamento turistico effettuata dalle Guide Alpine. In questo periodo i media, attratti dall'attività spettacolare e fotogenica, scoprono il torrentismo e lo etichettano come sport estremo, prediligendo la dizione "canyoning" che entra nel solco dei vari "ing" raftingbungee jumpingbase jumping, ecc.

La discesa del Grigno


Il gruppo del Grigno all'attacco della prima cascata, Luglio 1985
Nel 1983, il "Gruppo Speleologico Gaetano Chierici" di Reggio Emilia (GSPGC), fece un ennesimo tentativo di esplorare e mappare il torrente Grigno nella frazione di Pieve Tesino, nella Provincia autonoma di Trento. A seguito della lunghezza e difficoltà di discendere fino a valle con la relativa chiodatura a spit, il gruppo decise di rinunciare temporanemente all'impresa. Un allievo speleologo Eugenio Bagni, con esperienza di arrampicataalpinismo ed immersioni subacquee, pensò di discendere utilizzando una mescola delle quattro specialità sportive. Nella primavera del 1985, il Bagni decise di trovare altri cani sciolti del gruppo speleo per poter realizzare la discesa del Grigno. Proponendo di voler discendere quella che in gergo veniva chiamata la forra "Apocalypse Now" a nuoto, e con la relativa ritirata definitiva delle corde usate per scendere le cascate, trovò altri tre volontari. Nel luglio del 1985 Eugenio Bagni, Mario Salvi, Marco Picciati e Gino Gavazzoli, tutti di Reggio Emilia, iniziarono e condussero a termine la prima chiodatura e discesa di un torrente in Italia con la tecnica moderna chiamata oggi "torrentismo".
Attrezzatura utilizzata in origine: pedule da arrampicata, muta in neoprene, imbrago integrale da alpinismo, caschetto da roccia, chiodi a spit e da fessura,discensore ad "otto", corde statiche del gruppo GSPGC date in uso segretamente dal magazziniere "Ciurru", corde e cordini dinamici da alpinismo, guanti da lavoro, fotocamera Nikonos IV con pellicola Kodachrome 1000 Asa, camera d'aria d'automobile e barattolone stagno per i viveri.

Il torrentismo oggi


Rio Mondelli (Macugnaga - VCO)

Clue de la Maglia (Roya - Francia)

Vallon de Bagnolar (Vesubie - Francia)
Il torrentismo è ormai diffuso in tutto il mondo. In Europa in particolare nei paesi alpini e in Spagna e Grecia. Nel mondo in USA, Messico, Brasile, Australia, Nepal.
IItalia sono presenti percorsi di canyoning praticamente in tutte le regioni (vedi Bibliografia), anche se la maggior parte dei torrentisti si concentra nelle regioni settentrionali e centrali.
Attualmente i praticanti abituali di torrentismo in Italia si possono stimare nell'ordine delle migliaia di unità (da 1000 a 3000 a seconda delle stime). Oltre ai gruppi autonomi, i praticanti di provenienza speleologica si aggregano soprattutto attorno ai gruppi speleologici del Club Alpino Italiano e della Società Speleologica Italiana, mentre l'Associazione Italiana Canyoning (AIC) raccoglie soprattutto appassionati che hanno il torrentismo come attività primaria.
Ogni anno AIC organizza il Raduno Internazionale Canyoning, occasione di incontro e confronto con le associazioni e le realtà nazionali e internazionali:
  • 1º raduno internazionale 2003 Colico (LC)
  • 2º raduno internazionale 2004 Carnia - Cavazzo (UD)
  • 3º raduno internazionale 2005 Ossola Vanzone San Carlo
  • 4º raduno internazionale 2006 Lago d'Idro - Idro (BS)
  • 5º raduno internazionale 2007 Biasca (CH)
  • 6º raduno internazionale 2008 Valtellina Morbegno (SO)
  • 7º raduno internazionale 2009 Carnia Chiusafotre (UD)
  • 8º raduno internazionale 2010 Ossola Bognanco (VB)
  • 9º raduno internazionale 2011 Tavagnasco (TO)
Da alcuni anni è in atto in Italia il progetto denominato "Pro Canyon", cioè il riarmo e monitoraggio di alcuni canyon italiani a cura dell'Associazione Italiana Canyoning, secondo norme standard di attrezzamento. Una forra "Pro Canyon" viene attrezzata con materiale inox inamovibile, utilizzando chiodi resinati fixcosiddetti "inviolabili". Il posizionamento degli ancoraggi è effettuato considerando il potenziale flusso idrico in regime di piena, privilegiando la facilità di recupero delle corde e, possibilmente, la protezione dagli sfregamenti della corda di calata sulla roccia.

Tecnica e attrezzatura 


La severa forra del Rio Claretto (Novalesa - TO)

La gola asciutta di Badde Pentumas (Dorgali - NU)

Discesa di una cascata nel Vallon di Grana (Valle Roya - Francia)
Non sempre l'acqua è presente in forra. La presenza o meno di questo elemento determina le attrezzature e le tecniche utilizzate. Come detto, la progressione avviene in discesa, grazie a calate su corda e arrampicate verso il basso (dette "disarrampicate"); in presenza di acqua anche con tuffi e scivolate sui cosiddetti toboga (scivoli naturali). Inizialmente le tecniche adottate furono di tipo speleologico o alpinistico, in seguito sono state adottate tecniche specifiche, sempre di derivazione speleo-alpinistica ma modificate in virtù dei rischi legati alla presenza dell'acqua.
L'attrezzatura è un misto di quella tipica di altre discipline:
  • caschetto da speleologo o alpinismo;
  • muta completa in neoprene (in caso di presenza di acqua);
  • calzari in neoprene;
  • imbrago cosciale, moschettoni;
  • discensore
  • specifiche corde semi-statiche con trattamento che le rende idrorepellenti e ne rallenta l’affondamento in acqua;
  • calzature specifiche o scarponcini da escursionismo alti alla caviglia;
  • zaino da torrentismo;
  • contenitori stagni;
  • giubbotto salvagente (opzionale);
  • guanti (opzionali)

I pericoli

I principali pericoli del canyoning sono legati all'ambiente inospitale in cui si svolge tale attività. I fattori di pericolo più evidenti sono l'acqua, il freddo e la discesa delle verticali.
La principale causa di incidente mortale in canyon è rappresentata dalle piene improvvise (flash flood). Un'onda di piena all'interno di una forra larga pochi metri può ovviamente risultare fatale al torrentista. Un'altra causa di incidente legata all'acqua riguarda le calate su corda che avvengono sotto cascata, poiché il blocco accidentale della discesa sotto il forte getto dell'acqua rappresenta una situazione di potenziale pericolo di annegamento.
I pericoli legati al freddo, o più specificamente all'ipotermia, sono pericoli indiretti, nel senso che si presentano in caso di prolungate soste in forra (in seguito ad imprevisti) o in caso di inadeguata attrezzatura individuale.
I pericoli legati alla verticalità sono minimi se affrontati con le tecniche ed i materiali appropriati.

1 commento:

  1. Ciao, vorrei precisare una cosa: i primi discensori dell'integrale del canyon BENDOLA in realta' sono stati solo tre dei quattro nominati : Mario Ghibaudo, Roberto Jarre, Elvio Dardanelli ( io ) , dal 31 luglio al 2 agosto 1984. Saluti,
    elviodarda@hotmail.com- elvio dardanelli-

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